Bird di Andrea Arnold

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Bird di Andrea Arnold

Con Bird (2025), la regista Andrea Arnold intraprende un audace esperimento cinematografico, fondendo il suo consueto realismo sociale con elementi di realismo magico, in un racconto di formazione che sfida le convenzioni del genere. Il degrado suburbano inglese si fa teatro di una storia apparentemente come tante, dall’ambientazione grigia e le strofe colorate dagli intrecci inaspettati di una vita che pare voler donare speranza a chi nasce dimenticato. 

Bug (Barry Keogan) si fa padre e padrone di un focolare disfunzionale. I suoi figli vivono allo sbaraglio e i dodici anni di Bailey (Nykiya Adams) si stringono in una casa ai limiti della società, in un quartiere da qualche parte in Inghilterra da cui le persone, quasi paradossalmente, hanno fin troppa difficoltà a staccarsi. I giovani del vicinato si fanno strada nella malavita con malefatte di poco conto, impazienti di essere inglobati nelle realtà più grandi di loro di criminalità più o meno organizzata – strada ambita, se non addirittura osannata, per semplice senso di sopravvivenza. Il disagio generale delle zone ghettizzate fa nascere una grande, inquietante domanda nelle menti di chi le osserva e documenta: può esistere un futuro per chi non ha il privilegio di costruirselo? 

Toccare con delicatezza la vita delle persone non è facile; la ricerca sociale di Andrea Arnold ci dice questo, insegna a notare l’umanità che spesso non vogliamo vedere negli occhi di chi si deve abituare a vivere alla giornata. La colonna sonora spazia dal brit-pop al post-punk, generi di spicco nelle suburbs inglesi; la narrazione, che riesce a trattenere una grande sensibilità sotto il guscio crudo e a tratti violento, offre una riflessione profonda sulla marginalità di un’adolescenza che cerca solo di farsi strada e trovare la propria identità. Tutto ciò che crea Bailey, dal ribelle taglio dei capelli ai filmati d’archivio che custodisce nel suo telefono, ha un’unica funzione: gridare alla libertà.  

Nel quartiere la vita è dura, le possibilità poche. Le amicizie, anche meno; del sostegno, proprio non se ne parla. Alla fine della giornata, chi le sta accanto per condividere il peso di una famiglia distrutta e senza legami, della protezione dei fratellini che crescono senza figure di riferimento, del senso di oppressione di un luogo in cui tutto sembra volere il suo declino? Volare lontano come un uccello, cambiare ambiente seguendo il caldo delle stagioni e senza dover rendere conto a nessuno è tutto ciò che le è permesso sognare, silenziosamente, nascondendosi dietro alla telecamera. 

Il cambiamento tanto ricercato si materializza in Bird (Franz Rogowski), un viaggiatore bislacco dall’esile figura ornitica che ripetutamente si fa notare in alto, sui tetti dei palazzi, mentre osserva il paesaggio statuario come un airone. L’evidente eccentricità e l’enigmatica presenza silenziosa lo rendono affascinante, rendendogli delicato lo scontro con la personalità difensiva di Bailey. Per lei diventa una sorta di guida spirituale, un riflesso dell’affetto che ha sempre dato agli altri, senza tenere niente per sé. 

Nonostante la presenza di un indubbio coraggio nello scegliere un tipo scrittura né troppo ancorata al realismo, né totalmente surrealista, lo stile ibrido della regista è stato ampiamente criticato. Gli elementi surreali – che si distinguono all’interno della pellicola solo nella seconda metà – non sempre risultano in armonia con le azioni dei personaggi, restituendo talvolta una rappresentazione discontinua e disorientante (forse obbiettivo ultimo dell’autrice) che può far storcere il naso a chi non è familiare con la filmografia della Arnold. Tuttavia, si può dire con tranquillità che Bird si figura come una forte dichiarazione artistica nella carriera della regista, un volo tra realismo sociale e surrealismo poetico che si fa portatore di un messaggio di libertà autoriale. All’alba del suo debutto cinematografico, Nykiya Adams offre un’interpretazione intensa e profondamente toccante di una giovane sospesa tra l’innocenza infantile e le inquietudini dell’adolescenza, dando voce – attraverso sguardi eloquenti e silenzi ribelli – alla complessità emotiva della gioventù dimenticata dal grande schermo, principale soggetto d’interesse di una regista ancora tutta da scoprire. 

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Pubblicato il:

16 Maggio 2025

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