Fantastic Machine di Axel Danielson e Maximilien van Aertryck
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Ruben Östlund, dopo il successo dei ben noti Triangle of Sadness (2022) e The Square (2017), torna a vestire i panni del produttore esecutivo in questo film-saggio sulla nascita della fotografia e dei media audiovisivi. Premiato al Sundance Festival e alla Berlinale, Fantastic Machine è un documentario che, attraverso il montaggio di materiale d’archivio, intraprende un viaggio meraviglioso nella storia delle immagini e nella loro influenza sulla società. Fin dalle sue origini, l’uomo ha nutrito un’attrazione irresistibile per le icone. La loro capacità di catturare la realtà, di trasmettere emozioni e di narrare storie le ha rese un elemento fondativo della nostra cultura. Con l’avvento della fotografia e il progredire della tecnologia, questa fascinazione è esplosa in un’autentica rivoluzione visuale. L’invenzione della fotografia ha permesso di fissare per sempre l’attimo, di immortalare la realtà in modo oggettivo (o quasi). Il cinema, a sua volta, ha aggiunto movimento e narrazione alle immagini, creando mondi nuovi e coinvolgenti. Questo bombardamento visivo ha dato vita a quella che lo storico dell’arte Gottfried Boehm ha definito iconosfera, ovvero l’insieme delle immagini che circolano in una determinata cultura.
Il film si sviluppa in tre fasi ben distinte. La prima, dedicata alla scoperta, ripercorre le origini dei media audiovisivi attraverso le testimonianze di chi li ha vissuti in prima persona, tra stupore e timore per questo nuovo mezzo. La seconda fase si concentra su l’artificio che è alla base della creazione delle immagini, svelando il complesso lavoro di backstage che si nasconde dietro ogni scatto iconico o ripresa televisiva. La terza e ultima fase, infine, esplora i meccanismi produttivi che hanno generato l’inondamento figurativo dell’era digitale, dove l’iper-connessione ha reso i media parte integrante della nostra vita, quasi un’estensione di noi stessi. I due registi, Axel Danielson e Maximilien van Aertryck, con Fantastic Machine, ci invitano ad un’analisi critica della cultura visuale e del suo peso nella società odierna e oltre. Un’impresa ambiziosa che, però, soffre della brevità dell’opera, non permettendo di approfondire appieno le interessanti tematiche sollevate, rischiando di ridurle a una trattazione semplicistica.
di Enrico Nicolosi.
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