I Know Catherine, The Log Lady di Richard Green

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i know catherine the log lady di Richard Green

I play my part on life’s stage. I tell what I can to form the perfect answer.

Separare la persona dall’icona è un’operazione complessa, ancor di più quando l’icona in questione appartiene a una serie profondamente radicata nell’immaginario collettivo come Twin Peaks (1990-1991). Per il grande pubblico Catherine Coulson è stata e resta tuttora il volto enigmatico de La Signora Ceppo: un personaggio indimenticabile per la sua apparenza eccentrica, in bilico tra la figura sociale del matto del villaggio e la sapienza profetica dell’oracolo che custodisce i segreti dei boschi. Il documentario di Richard Green, I Know Catherine, The Log Lady, si assume proprio questo compito: guardare oltre la finzione scenica per restituire la donna e l’artista, esplorando una vita che va ben oltre i confini dell’universo creato da David Lynch e Mark Frost.

Per raccontare la sua storia dentro e fuori da set e palcoscenici, il documentario si affida a un mosaico di voci in cui la sfera pubblica si intreccia con quella privata attraverso ricordi di amici, amori e colleghi. La genesi del progetto è il riflesso più autentico di una fitta rete di affetti e stima professionale, a partire dal produttore e regista Richard Green – che molti ricorderanno nel ruolo dell’inquietante mago nel Club Silencio di Mulholland Drive – conosciuto da Coulson nello sperimentale retroterra teatrale della San Francisco a cavallo tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70.

Nato da un impulso personale poco dopo la prematura scomparsa dell’attrice e inizialmente autofinanziato, il film ha poi trovato il suo completamento grazie a una campagna di crowdfunding, unendo professionisti del settore e fan in un commosso omaggio a Catherine. L’operazione è, nelle sue premesse, lodevole e interessante: il documentario riesce efficacemente a delineare un ritratto inaspettato per chi conosceva Coulson solo come caratterista, facendo emergere una donna forte, preparata e con uno spiccato senso dell’ironia.

I Know Catherine, The Log Lady mostra un’artista capace di imporsi sia come assistente operatrice a Hollywood, in un settore tecnico all’epoca quasi esclusivamente maschile, sia come grande attrice teatrale, con oltre due decenni di produzioni all’Oregon Shakespeare Festival di Ashland. Parallelamente ai successi in ambito lavorativo, scopriamo i tormenti legati a burrascose relazioni sentimentali: dal divorzio a causa dell’alcolismo del marito, passando per il trauma della perdita di un figlio e la conseguente sterilità, fino all’ultimo matrimonio, segnato da tradimenti, ma anche dalla gioia dell’adozione di una figlia.

Il documentario appassiona proprio quando si concentra su questi aspetti meno noti, offrendo un accesso inedito alla vita di una professionista stimata e tenace, soprattutto quando mette a fuoco il rapporto viscerale tra lei e David Lynch. Non una semplice collaborazione, ma un sodalizio artistico e umano nato nei primi anni ’70 all’American Film Institute, quando Catherine gestiva un workshop di recitazione e David era solo un regista emergente.

Le immagini sullo schermo ripercorrono il loro lungo rapporto: dal ruolo decisivo di Coulson dietro la macchina da presa nella realizzazione di Eraserhead (1977), alla loro vicinanza spirituale, fino a raggiungere l’apice mostrando il making of dell’ultima apparizione della Signora Ceppo per Twin Peaks: The Return. Le scene vengono modellate da Lynch sulla fragilità reale di Catherine, ormai alla fine della sua lotta contro il cancro, diventando un addio straziante: un dialogo carico di non detti tra regista e attrice che, in un estremo accordo di devozione professionale, si salutano in un ultimo potentissimo atto creativo.

Pur mantenendo l’interesse vivo, l’opera mostra qualche incertezza: alcune testimonianze al limite della ridondanza e la preponderante presenza di talking heads rispetto al materiale d’archivio appesantiscono il ritmo, dilatando la durata complessiva forse oltre il necessario. Inoltre, la decisione di alternare la narrazione su due piani temporali non risulta sempre perfettamente bilanciata: l’intento emotivo è evidente, ma la gestione delle transizioni appare a volte meccanica a causa di scelte di editing eccessivamente convenzionali e poco fluide, non riuscendo a creare una progressione drammatica.

Nonostante una confezione tecnica non particolarmente ispirata, I Know Catherine, The Log Lady rimane comunque un documento biografico prezioso che riesce nel suo intento primario: offrire il tributo dovuto a una grande donna del mondo dello spettacolo.

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Pubblicato il:

29 Ottobre 2025

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