Esterina di Carlo Lizzani

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Nella serata inaugurale del 24esimo Glocal Film Festival, Esterina, pellicola del 1959 di Carlo Lizzani, riscuote grande successo.

«Testa piena di sogni, questo è il tuo mattino, corri sul tuo cammino: il sole splende già!» intona nella prima scena Domenico Modugno, attore co-protagonista e compositore della colonna sonora, in serenata alla ragazza che scappa libera dalla sua quotidianità.

Contadina lavoratrice nelle campagne piemontesi, Esterina (Carla Gravina)  è una ragazza curiosa e dinamica: ama le avventure, non fatica a fare amicizia con chiunque si trovi davanti ed è profondamente annoiata dalla sua vita di periferia, segnata da litigi coi datori di lavoro e una routine ripetitiva. Prende la strada per Torino a bordo del camion di Piero (Domenico Modugno) e Gino (Geoffrey Horne), i quali usano i suoi risparmi per saldare un vecchio debito in città, per poi provare a liberarsi della sua compagnia.  Nel corso del loro viaggio verso la Toscana, Esterina scopre che i suoi autisti sono soliti all’attività criminale: sfrattano famiglie, tengono contatti con una casa-bordello e vengono addirittura arrestati, la loro convivenza on the road bruscamente interrotta.

 Esterina è un personaggio dalla tridimensionalità non esattamente riuscita, maschera per la rappresentazione (decisamente stereotipata, ma, a modo suo, efficace) dell’archetipo più richiamato nella scrittura delle figure femminili: è «ingenua e provocante, bizzarra e semplice» – come cita anche il trailer del film – ma la sua fragilità ed innocenza la portano sulla strada di due mezzi criminali privi di intenzioni ammirevoli, da cui si fa superficialmente aiutare e profondamente fregare (più volte, per giunta). Il suo personaggio rimane quindi in bilico, a metà tra la noncuranza fanciullesca di un’adolescente all’avventura e la riflessività di una giovane donna ormai matura. 

Nonostante la sua realizzazione datata ad una fase oramai crepuscolare del Neorealismo italiano, Esterina rimane un’opera di profonda conservazione della ricerca  estetica e antropologica del movimento – caratterizzata soprattutto dall’attenzione impiegata nell’analisi del tessuto sociale e delle contraddizioni di un’Italia in preda alle difficoltà del secondo dopoguerra. La compostezza documentaria del regista – interpretata da molti come pigrizia autoriale – lascia spazio ai naturali ritmi della vita popolare, restituendo una rappresentazione veritiera delle difficoltà peninsulari riconoscibile in ogni tempo. Nonostante la complessa ambiguità, Lizzani riesce quindi ad incastonare nella pellicola un racconto che, nella sua semplicità registica, cela una densità di valori che portano sicuramente nostalgia nei cuori degli appassionati alla cinematografia italiana dell’epoca, regalando con sobrio lirismo una esperienza visiva piacevole e a tratti malinconica.

Il programma completo del GLOCAL FILM FESTIVAL è disponibile qui.

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Pubblicato il:

14 Novembre 2025

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