Born to Be Wild – The Story of Steppenwolf di Oliver Schwehm

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Born to Be Wild – The Story of Steppenwolf di Oliver Schwehm

L’ultimo documentario del regista tedesco Oliver Schwehm, Born to Be wild – The story of Steppenwolf, in concorso nella sezione “Long Play Doc” dell’undicesima edizione del Seeyousound, precisa subito la fonte originaria del racconto che di lì a poco prenderà il via: un antico proiettore si accende e diverse immagini d’archivio iniziano a comporre la già nota iconografia degli Steppenwolf. Le fotografie e i filmati appartengono a Klaus Karl Kassbaum – in arte Nick St. Nicholas –, bassista degli Steppenwolf nel periodo di maggior successo che, con la sua presenza scenica tendente al cross dressing, evidenziava immediatamente il paradosso che ha animato questa band sin dagli esordi. Il gruppo formatosi dalle ceneri degli Sparrows nasce infatti da un’incomprensione collettiva: rider band per eccellenza, emblema della cultura hippie, portabandiera dell’immaginario statunitense dell’epoca, eppure fondata da due tedeschi emigrati in Canada nel secondo dopoguerra che fino a metà anni Sessanta non avevano ancora messo piede in suolo americano. Un’illusione che, in nuce, racconta molto del melting pot di cui è costituita la cultura statunitense, così astratta ed essenziale da poter essere trasmessa globalmente anche solo tramite musica e cinema. Non è un caso che fu proprio un film, il cult generazionale Easy Rider – Libertà e paura (1969), a catapultare la band verso il successo. L’opera di Dennis Hopper diverrà infatti il simbolo della cultura hippie¸ grazie alla portentosa colonna sonora che annoverava due brani degli Steppenwolf (Born to Be Wild e The Pusher), e capitalizzando il successo di altri biker movie come Il selvaggio (1953, László Benedek) e I selvaggi (1966, Roger Corman).

Schwehm si concentra in particolare su questo periodo storico e sulle origini della band, concedendo ampio spazio al frontman Joachim Fritz Krauledat – conosciuto con il nome di John Kay –, anch’egli tedesco nato durante la Seconda guerra mondiale e trasferitosi in adolescenza a Toronto. Concedendo a lui il controllo della narrazione, e avvalendosi anche dei racconti di familiari e ospiti illustri – tra tutti Alice Cooper, Cameron Crowe e Klaus Meine degli Scorpions –, il film attraversa la lunga fase iniziata negli anni Ottanta in cui più Steppenwolf sono esistiti contemporaneamente, dandosi battaglia sia sui palcoscenici che in tribunale. Gli Steppenwolf guidati da Nick St. Nicholas dopo l’abbandono di John Kay stavano infatti rovinando la reputazione costruita in precedenza con i loro concerti sempre più scadenti, in cui la maggior parte dei membri non era in grado di suonare per il pesante abuso di droghe. John Kay decise allora di reclamare giuridicamente il nome della band e, dopo aver vinto la causa, tornò a esibirsi con il nome di Jonh Kay & Steppenwolf. Il cerchio si chiude infine con il primo concerto di John in lingua tedesca, proprio nella sua (e di Bach) Arnstadt: un ritorno alle origini che stabilisce ancora una volta come l’immagine apparentemente indeclinabile degli Steppenwolf contenesse in realtà una poliedricità forse mai del tutto esplorata.

Born to Be wild – The story of Steppenwolf è in programma nella sezione competitiva LP Doc al SEEYOUSOUND ELEVEN, in replica il 27 febbraio 2025 alle 17:00. Il programma completo del SYS ELEVEN è disponibile qui.

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Pubblicato il:

23 Febbraio 2025

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