Superman di James Gunn

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Superman di James Gunn

Era il lontano 2019 quando usciva nelle sale Avengers: Endgame dei fratelli Russo. Dopo questo film, che ha segnato inesorabilmente la chiusura di un cerchio – il finale epico di un percorso durato 11 anni – qualcosa sembra essersi rotto nel rapporto tra pubblico e cinecomics.

James Gunn, regista noto al grande pubblico grazie al lavoro in Marvel con la trilogia dei Guardiani della Galassia, a seguito del licenziamento da parte della Disney ha iniziato a lavorare per la Warner Bros. – dapprima con progetti periferici del DCEU come The Suicide Squad (2021) o la serie tv spin off Peacemaker dell’anno successivo, per poi essere incaricato di rivitalizzare uno dei franchise più importanti per l’azienda, quello dei supereroi DC.

Superman (2025) rappresenta il lancio cinematografico di un nuovo universo condiviso in casa Warner, il DCU, che – almeno negli intenti – ha l’ambizione di riaccendere l’amore sopito del pubblico per i cinecomics. Il film si presenta al pubblico in sala già nel pieno dell’azione. Dopo una breve introduzione scritta che appare sullo schermo, il regista ci mostra sin da subito un Superman fallibile, sconfitto per la prima volta dopo 3 anni di attività: un eroe che trova la sua forza nella resilienza e nella capacità di non rinunciare mai ai suoi valori morali nonostante le cadute.

La sua umanità esasperata è ciò che lo rende unico rispetto agli altri supereroi presenti nel film, ma, allo stesso tempo, è anche un punto debole che i suoi spietati nemici sono pronti a sfruttare, portando ciò che ama di più, il genere umano, ad odiarlo. La dicotomia tra la sua identità aliena di Kal-El e quella umana di Clark Kent rappresenta un altro punto centrale all’interno della narrazione: perciò, Superman si trova a fare i conti con il suo passato kryptoniano per capire chi è veramente.

Il film ha una forte personalità, un’identità ben precisa che non nasconde le sue radici fumettistiche ma, anzi, le esalta (e proprio per questo potrebbe non piacere a tutti). Gunn esplicita il suo amore per i comics rendendo l’immaginario del Superman classico degli anni ‘70 e ‘80 parte fondante del film: il fumetto influenza sia l’estetica , dai colori vividi e la regia dinamica, sia la narrazione, che risulta essere episodica, ricca di antagonisti che si susseguono nel tentativo di sconfiggere l’eroe, ricalcando proprio il racconto suddiviso in albi a cadenza settimanale.

Il filo conduttore che collega narrativamente i vari pericoli che Superman deve affrontare è la mente del genio malefico Lex Luthor. Nonostante sia ambientato in un mondo fittizio, vengono fatti riferimenti alla geopolitica attuale, con vari riferimenti alle guerre in corso, ai social e ai bot, rappresentati in maniera provocatoria come scimmie usate per creare fake news. Utilizzare città e Stati fittizi è un escamotage – già usato in The Suicide Squad – per porsi meno limiti possibili e osare in pieno spirito punk, una filosofia ribelle a cui Gunn ci ha abituato sin dai lavori alla Troma, casa di produzione indipendente in cui ha iniziato la sua carriera cinematografica.

Nel complesso, Superman è un buon film, adatto sia ai più piccoli che agli adulti. Sono ben alternati i momenti comici e quelli drammatici, più intimi e commoventi. David Corenswet e Nicholas Hoult, che interpretano rispettivamente l’eroe e il suo antagonista, danno vita ad una interpretazione convincente. Da sottolineare il grande spazio riservato a Lois Lane, che ricopre un ruolo fondamentale e non è rappresentata semplicemente come la partner di Clark Kent. Rimane come unico rammarico il fatto che, a causa dell’ampio cast, non tutti gli attori abbiano avuto la possibilità di risaltare, lasciando un’amarezza che rimane come piccolo neo del film. L’auspicio è che questa pellicola possa essere un punto di partenza per un nuovo modo di intendere i cinecomics, con opere più legate alla visione dei singoli autori anche a rischio di scontentare ampie parti del pubblico.

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Pubblicato il:

14 Luglio 2025

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