Parthenope di Paolo Sorrentino
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Il dipinto di una città intera. Ancora una volta, la sua città. Incarnato nella donna che dà titolo al film, Parthenope (Celeste Dalla Porta nella giovinezza e Stefania Sandrelli nell’età adulta). Questo l’ultimo film di Paolo Sorrentino, un’affascinante esplorazione dell’animo umano che intreccia e riformula temi cari al regista, quali l’identità, la memoria, l’appartenenza, con l’immancabile Napoli a fare da cornice. Tramite un caratteristico stile visivo e un susseguirsi di narrazioni emotivamente stimolanti, Sorrentino ci presenta una figura femminile complessa, in cerca del senso di sé in un humus urbano che, come lei, si staglia quale mosaico di ricordi ed esperienze. La pellicola si distingue dunque quale omaggio alla bellezza e al caos della città e, al contempo, come meditazione profonda sulla condizione umana, sul dolore e sul desiderio di riconciliarsi con il passato.
Parthenope narra, e segue, il viaggio interiore di una donna enigmatica, intrappolata in una profonda crisi esistenziale che la spinge a riflettere sulla sua vita, sulle scelte compiute e sulle relazioni che l’hanno forgiata. La storia si snoda attraverso una narrazione frammentata, dove passato e presente si sovrappongono in un tessuto onirico e surreale. In questo universo, il tempo si presenta come un fluido in continuo movimento, arricchito da flashback e momenti di intensa introspezione che svelano il suo tumulto interiore.
Sorrentino, con la sua regia meticolosa e un occhio sempre attento ai dettagli, trasforma ogni scena in un’autentica opera d’arte visiva, facendo di Napoli non solo uno sfondo o un’ambientazione, ma un personaggio imprescindibile che riflette e amplifica le emozioni della protagonista in un perenne scambio reciproco. La città diventa così un vero e proprio specchio emotivo. Con vicoli, piazze e mare a pulsare con la stessa intensità dei ricordi di Parthenope, travolgendola in penetranti momenti di nostalgia e rimpianto.
Mentre Parthenope si confronta con eventi del passato e del presente, naviga attraverso una fitta rete di memorie, sogni e realtà, in cerca del suo posto in un mondo in continua evoluzione. Il suo viaggio interiore viene scandito da incontri significativi e confronti dolorosi, che la costringono a riconsiderare il legame con le sue radici, il senso di appartenenza e quindi la sua identità. La narrazione alterna momenti di silenzio contemplativo e riflessioni profonde a scene di dialogo intenso, creando una struttura narrativa non lineare, con il montaggio, che si muove tra ricordi e attimi di vita quotidiana. E le inquadrature magistralmente composte, dettate da una particolare attenzione alla simmetria e ai contrasti di luce e ombra, accompagnano Parthenope nell’esplorazione della natura dell’amore, del dolore e della ricerca di un significato profondo nella sua esistenza. Tutto ciò è avvolto dall’estetica visiva e poetica caratteristica di Sorrentino, che alterna momenti di gioia e tristezza, e attraverso queste sfumature è in grado di dipingere un ritratto della città e dei suoi abitanti, invitandoci a riflettere sulla bellezza effimera della giovinezza.
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