Challengers di Luca Guadagnino

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«Stiamo ancora parlando di tennis?» si interrogano a vicenda in più circostanze Tashi Duncan (Zendaya), Art Donaldson (Mike Faist) e Patrick Zweig (Josh O’Connor), talenti del tennis e vertici del triangolo melò formalizzato in Challengers. Fin dal primo incontro con la coppia di atleti, Tashi chiarisce senza indugio che il tennis, quantomeno se praticato correttamente, è analogo ad una relazione e ancor di più dovrebbe essere tale. Allora Challengers, diretto da Luca Guadagnino, parla effettivamente di tennis. Patrick confessa a Art: «è la donna più sexy che ho mai visto». Tashi, prima ancora di giocare il ruolo della seduttrice, rassicura i due: «non sono una sfasciafamiglie». Ebbene, Challengers parla di relazioni asimmetriche (e di tennis), in un rettangolo di gioco fin troppo delineato: il desiderio di Art e Patrick è duplice e unidirezionale verso la stessa sorgente, Tashi; quest’ultima trova la fonte del suo piacere nel voyeurismo, osservando due corpi tesi e animati dallo stesso desiderio che si confrontano – ad ogni modo, il tennis è anche questo.

Dapprima, il tennis e i suoi tempi di gioco, sono impiegati da Justin Kuritzkes, sceneggiatore di Challengers, per drammatizzare e scandire la narrazione. La natura del triangolo relazionale viene esplorata mediante tre set di gioco, che ripercorrono la vita di Art, Patrick e Tashi dal loro primo incontro, fino alle circostanze che conducono al torneo ATP Challenger di New Rochelle, tredici anni più tardi. Subito, la consueta quiete delle partite di tennis è interrotta dalla bellissima colonna sonora raving di Trent Reznor e Atticus Ross – la loro seconda collaborazione con Guadagnino dopo Bones and All (2022) –, che accompagna il gioco relazionale di Art, Patrick e Tashi. Luca Guadagnino fa uso poi del tennis, delle sue fisicità e del suo campo d’azione, per alimentare la passione narrativamente delineata: lo scontro tra le immagini dei corpi al ralenti amalgamate a elementi di regia televisiva prolungano la tensione fino al climax risolutivo nell’ultima inquadratura. In tal senso, la tensione sensuale alimentata in Challengers non è scontata, poiché l’intimità tra Art, Tashi e Patrick non viene mai esplicitamente rappresentata. Tra le luci rosse dei fari dell’auto nella ventosa New Rochelle, la sospensione erotica raggiunge visivamente l’estasi con l’incontro clandestino di Patrick e Tashi, arrivati a una conclusione definitiva sulla reale natura del ménage. In una delle scene iniziali di Bones and All, Guadagnino induce un apice tensionale centrale nel film: osserva la giovane Maren, oltre il vetro di un tavolo da caffè tappezzato di smalti, mentre affronta il conflitto tra il suo desiderio totalizzante e l’innocenza adolescenziale. In Challengers, Luca Guadagnino rinnova l’operazione di tensione mantenendo la sua raffinata distinzione formale, e osservando la collisione di due corpi e dei loro desideri, che infine convergono sulla medesima linea di gioco (e campo visivo). Lo sguardo sarà trascinato nel piacere. Stiamo ancora parlando di tennis, della tensione che deriva dallo scontro dei corpi (e delle immagini).

di Antonio Congias.

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Pubblicato il:

4 Luglio 2024

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