La valle dei sorrisi di Paolo Strippoli

Condividi su:

La valle dei sorrisi di Paolo Strippoli

Condividi su:

Diretto da

Starring

Ad oggi, il fulcro del lavoro di molti artisti contemporanei che si occupano di cinema horror non è più la paura della morte. Le morti cruente rimangono, ma spesso fungono solamente da incipit, il pretesto per raccontare un’angoscia che attanaglia la società occidentale: la paura di essere abbandonati dalle istituzioni e dalla comunità, di restare soli nel momento del lutto e nell’elaborazione del dolore. Film come Weapons (2025), Midsommar (2019), The Witch (2015),  The Babadook (2014) e lo stesso La valle dei sorrisi (2025) sono esempi di come le medesime inquietudini, pur nascendo in contesti diversi, si rivelino comuni in tutto l’occidente.

Il film è stato presentato fuori concorso all’ottantaduesima edizione del Festival di Venezia; il soggetto, vincitore del premio Solinas nel 2019 con il titolo L’angelo infelice, segna la seconda collaborazione tra il regista Paolo Strippoli e lo sceneggiatore Jacopo Del Giudice. La valle dei sorrisi racconta l’ingresso del professor Judoka Sergio Rossetti (Michele Riondino) in una remota comunità montana, Remis. Appena arrivato, nota che gli abitanti hanno uno strano rapporto con l’infelicità: sembra essere mal tollerata e pressoché assente negli altri individui. Sergio, ancora segnato da un lutto familiare, porta con sé un dolore che lo perseguita: ciò lo pone sin da subito in conflitto con la comunità, che teme possa contaminare con la sua tristezza i giovani a cui fa da supplente.

La pellicola affronta una fase delicata della vita: l’adolescenza, il momento di scoperta della sessualità e di continui dubbi sull’identità – qui esasperati dai giudizi della collettività. Strippoli rappresenta questo passaggio con inaspettata dolcezza: la scoperta del corpo passa anche attraverso lo sport, il quale, per il protagonista, diventa un momento di gioia e liberazione.

Con Piove (2022) Paolo Strippoli adattava le tematiche dell’elevated horror ai problemi dell’Italia contemporanea, mostrandoci una popolazione afflitta dalla crisi economica e incapace di immaginare un futuro all’interno di una società che ha smesso di essere collettività, dove anche chi è moralmente nel giusto trova soddisfazione nel riprendere e giudicare chi non lo è. Con La valle dei sorrisi racconta una comunità incapace di metabolizzare le proprie emozioni. Gli abitanti della valle proiettano all’esterno sia le loro speranze che le loro paure. In quest’ottica, la religione diventa un’ancora di salvezza per Remis, dove Matteo Corbin, un adolescente prodigioso capace di alleviare le sofferenze, si trasforma – a seconda del giudizio di chi lo osserva – nell’incarnazione del male in terra, oppure in un Santo a cui affidarsi. Nonostante la giovane età, Matteo si deve prendere carico delle sofferenze della valle, degli adulti  che si affidano a lui sviluppando un rapporto di dipendenza. Adulti che non sono in grado di prendersi le proprie responsabilità, che sono guide maldestre per la nuova generazione che si ritrova, come Matteo, profondamente sola. 

La valle dei sorrisi è un inquietante affresco dell’Italia contemporanea, dove individui che si percepiscono inermi, fragili e impotenti affidano le proprie speranze a figure capaci di illuderle – o, al contrario, le accusano di essere responsabili della propria infelicità. Strippoli adotta spesso scelte registiche radicali: grandangoli che deformano l’immagine con un effetto simile al fish-eye, scavalcamenti di campo, inquadrature oblique o perfino capovolte. Soluzioni che talvolta appaiono eccessive e non sempre giustificate sul piano narrativo, ma che non intaccano la forza magnetica della storia, capace di tenere incollati allo schermo gli appassionati del genere horror.

Condividi su:

Pubblicato il:

24 Settembre 2025

Tag:

Consigliati per te