Garland Jeffreys – The King in Between di Claire Jeffreys

Diretto da
Starring
Garland Jeffreys oggi è in pensione – nel senso più ampio del termine, l’urgenza creativa persiste malgrado l’evadere del tempo – e trascorre le sue giornate nella residenza newyorkese, tra lo stridio delle audiocassette su cui registra e poi riproduce, ininterrottamente, dei brani improvvisati, mentre la figlia Savannah (anche lei oggi compositrice e cantante) ironizza su quanto sia obsoleto il passatempo del padre. Alla festa di pensionamento di Garland Jeffreys erano presenti anche Bruce Springsteen, Vernon Reid, Alejandro Escovedo, Laurie Anderson, che in Garland Jeffreys – The King in Between (2023) diventano narratori testimoniali della carriera e della vita del cantante.
Garland Jeffreys – The King in Between diretto da Claire Jeffreys, moglie del musicista, nasce con l’intenzione di celebrare la carriera dell’artista, che anche nel suo apice grandioso è sempre stata bistrattata e trascurata, per metterla ai pari dei suoi sodali contemporanei. In the making, il documentario ha cambiato direzione, e la ricostruzione attenta delle tappe fondamentali del percorso musicale di Garland Jeffreys è stata accompagnata da un domanda sostanziale: perché malgrado l’eccellenza conclamata dai suoi colleghi, dalla critica musicale e anche dal suo pubblico, Jeffreys non ha mai ottenuto i riconoscimenti che gli spettano?
Garland Jeffreys è nato nel 1943 a New York, precisamente a Sheepshead Bay, Brooklyn, in un unità domestica di origini miste, portoricana e afroamericana; il musicista è sempre stato in between, non definito, nel mezzo di due origini, di più culture, e per riflesso anche di generi musicali. Jeffreys frequenta l’University of Syracuse dove fa la conoscenza di Lou Reed, grandissimo estimatore del suo talento vocale e non esita oggi ad affermare che anche in quel contesto «nobody was like me», non tanto per il colore della sua pelle, quanto per il contenuto della musica che voleva creare, così sensibilmente legato alle sue origini e alla sua esperienza nella New York degli anni Sessanta. Garland Jeffreys ha sempre utilizzato la suo storia personale in modo consapevole all’interno della sua arte, emancipandola, accompagnandola per mano, e rendendola anche parte integrante dell’alone di mistero che lo caratterizza. Dalle origini con i Grinder’s Switch, per poi arrivare al self titled album (1973), meltingpot di riferimenti culturali con cui Jeffreys si avvicina alla tanto amata musica raggae e a Bob Marley.
Tra la fine degli anni Settata e l’inizio degli anni Ottanta, Garland Jeffreys pubblica sei album raggiungendo un discreto successo, soprattutto in Europa. D’altro canto nell’industria musicale degli Stati Uniti, la narrativa musicale creata da Jeffreys – personale, in continua evoluzione, e soprattutto di denuncia sociale verso le ingiustizie subite fin dall’infanzia – gli è costata l’annessione all’olimpo dei God-musicians. Un’industria musicale che non ama chi sta nel mezzo, mescolato, e ciò che per definizione non è definibile come loro vorrebbero. Le immagini d’archivio – fotografie, apparizioni televisive, videoclip – cuore di Garland Jeffreys – The King in Between, accompagnate dalle odierne testimonianze determinanti di Jeffreys e dei suoi amici, decostruiscono la carriera enorme dell’ artista, compreso unicamente solo da chi con quell’industria ci ha avuto a che fare in modo diretto. Un’industria che, in conclusione, è sofferente nel profondo di un razzismo sistemico mai soppresso.
Garland Jeffreys racconta nel documentario – a proposito dell’album Don’t Call Me Buckwheat (1992), offesa denigratoria che gli è stata rivolta durante una partita di baseball – che ha vissuto il momento in cui nel 1947 Jackie Roosevelt Robinson diventò il primo afroamericano a scendere in campo nella Major League del baseball americano, rompendo in questo mondo la color line. Garland Jeffreys – The King in Between mostra come, con audacia Jeffreys, sia stato un precursore dell’industria, capace di infiltrarsi attraverso quella stessa “barriera del colore”, in un mercato musicale che non lo ha amato mai fino in fondo.
Il programma completo del SYS ELEVEN è disponibile qui.
Pubblicato il:
Tag:
Consigliati per te
Bong Joon-ho riprova, con 'Mickey 17', a declinare il suo cinema alle pratiche hollywoodiane. Un matrimonio ricco di spunti ma dall'esito ancora incerto.
'Diciannove' è un viaggio, una scoperta del proprio essere che ha come protagonista un ragazzo confuso, vagabondo e intento a comprendersi in un'età critica.
I due cugini Kaplan partono per un viaggio alla riscoperta dei loro parenti europei. Sarà l'occasione per capire la loro storia, passata e presente