Tra il 24 e il 26 maggio 2024 si è svolta, nella sede di Lacumbia Film di Torino, la prima edizione del Barriera Film Festival. Il Festival si pone l’obiettivo di far immergere lo spettatore in modo dinamico e coinvolgente nel mondo del cinema attraverso eventi di diverso tipo: da dibattiti e presentazioni, a proiezioni e laboratori, ponendo l’accento su sfide, problemi e vantaggi del mondo contemporaneo, raccontato in tutte le sue sfaccettature.
Obiettivo senz’altro raggiunto, soprattutto grazie ad alcune proiezioni particolari quali l’originale documentario di chiusura del festival La voce di chi non ha voce di Andrea Fantino. Il tema trattato è quello dell’immigrazione in Italia, narrato tramite la voce di un gruppo di giovani ragazzi di origine africana. Questi ragazzi hanno avuto la possibilità, grazie alla disponibilità e alla generosità di una coppia piemontese, di creare il CoroMoro, coro unico nel suo genere in quanto i suoi membri interpretano esclusivamente canzoni in dialetto piemontese. Ancora una volta, quindi, l’arte e la cultura, in questo caso particolare la musica, svolgono una funzione “salvifica”, mettendo in risalto temi di cui si parla troppo poco all’interno del dibattito pubblico. La musica crea sintonia attraverso i suoni e, attraverso le parole, unisce nel comune obiettivo di trasmettere un messaggio alla troppo spesso restia società circostante. In questo film è facile notare come il cast, nonostante fosse costituito da persone di età e culture molto differenti tra loro, sia apparso fin da subito non solo come un gruppo di colleghi, ma di amici pronti a sostenersi l’un l’altro. In La voce di chi non ha voce si superano le barriere, di lingua, di cultura e di origine, il tutto attraverso un’ottima resa estetica e formale, in grado di lasciare allo spettatore un’irrefrenabile sensazione di solidarietà.

Altro evento rilevante del Festival è stata la proiezione di cortometraggi di Ruta, esperienza pratica di produzione cinematografica a basso impatto ambientale che tratta il tema della natura e della sostenibilità. Giri in bicicletta, ricette plant based, materiali riciclabili: oltre a essere un progetto cinematografico, Ruta invita ad avvicinarsi, anche se per poco tempo, ad un diverso stile di vita con cui può risultare interessante mettersi alla prova. Ogni anno viene infatti organizzata una Summer School in cui i partecipanti, oltre ad immergersi in una quotidianità più green, producono una serie di cortometraggi. I corti della selezione vengono interamente girati in differenti quartieri di Torino e dintorni, mostrando come piccole realtà e situazioni locali possano raccontare, sviluppare e trovare soluzioni a problemi di natura globale. La rassegna si pone anche l’obiettivo di dare maggiore rilevanza ai luoghi più nascosti della città, stimolando a impegnarsi per contribuire a riqualificare le zone più periferiche, ma anche di apprezzare ciò che non è sotto gli occhi di tutti. Questi i temi principali trattati dai giovani ragazzi di Ruta, consapevoli della grave situazione climatica e ambientale che sta peggiorando di giorno in giorno.
Da segnalare anche l’interessante incontro sul sound design, in cui il professionista Daniele Giario ha parlato, approfondito e svelato alcuni trucchi del mestiere di un lavoro poco conosciuto al grande pubblico e troppo spesso sottovalutato. Degno di nota anche il prezioso dibattito sul cinema indipendente con importanti interventi di rappresentanti degli enti Associazione Museo Nazionale del Cinema e Centro Nazionale del Cortometraggio e della torinesissima piattaforma streaming Streeen!, in cui i protagonisti hanno fatto un punto sulla situazione del cinema indipendente in Italia (e in Europa), evidenziandone le criticità e i punti di forza, proponendo soluzioni alla annosa arretratezza del sistema italiano, che da ormai molto tempo supporta poco, e male, la grande quantità di talenti di cui dispone.
Infine, preziosissimi i brevi incontri e le interviste dopo le varie proiezioni: momenti che hanno reso dinamico e attivo tutto il Festival e che hanno permesso al pubblico di farsi un’idea più chiara su quello che avevano appena visto, con la possibilità di interloquire direttamente con il creatore del contenuto. In conclusione, si può dire che il Barriera Film Festival sia stata una piacevole novità del sempre vivo panorama culturale e cinematografico torinese che contiamo di rivedere, ampliata nel programma e rafforzata nella struttura, per la prossima edizione, con la speranza che anche l’affluenza di pubblico aumenti di conseguenza.
di Vittoria Bracco e Edoardo Gaglioti