Deathstalker di Steven Kostanski

Diretto da
Starring
Il TOHorror Fantastic Film Festival di Torino offre sempre delle gemme nascoste, in particolare nella sezione Freakshow in cui spicca Deathstalker (2025) del regista canadese Steven Kostanski. Il cineasta era già presente nella stessa sezione nell’edizione precedente del festival con Frankie Freako (2024), un esilarante comedy horror in cui un impiegato, spaventato dalla possibilità di essere lasciato dalla moglie, decide di affidarsi ai servizi di una strana creatura per imparare a divertirsi.
La pellicola è un reboot dell’omonima saga, cominciata nel 1983 e conclusa nel 1991, ripresa dalla casa di produzione BerserkGang, fondata nel 2023 da un collettivo artistico in cui è presente anche Slash: il chitarrista dei Guns N’ Roses ha ricoperto un ruolo fondamentale sin dalle prime fasi di realizzazione figurando nei titoli di testa come executive producer.
Il film è una lettera d’amore al fantasy horror anni ‘80 e più in generale alle creature che ne hanno plasmato l’immaginario: al suo interno si possono ritrovare elementi tipici della fiaba, quali la presenza di un personaggio principale chiamato a compiere il suo fato e sconfiggere le forze del male, la figura dell’aiutante e il rinvenimento di un oggetto magico. Il protagonista Deathstalker ha le caratteristiche dell’antieroe, un uomo che ha rinnegato il suo passato da cavaliere dandosi al saccheggio dei morti sui campi di battaglia e trascorrendo le notti in squallide taverne. Dopo aver rubato un amuleto, il guerriero si trova vincolato a esso a causa di un sortilegio e comincia così un viaggio nel tentativo di liberarsene.
L’ambientazione è molto curata ed è percepibile nella texture dei materiali – le rocce di una grotta, i vestiti di lino di un principe o la coppa d’oro di un rituale di magia nera – un’attenzione maniacale nel tentativo di rendere credibile ciò che viene mostrato sullo schermo. La storia si sposta attraverso una gran varietà di scenari, la natura si trasforma, passando dai deserti con temibili tempeste di sabbia, alle paludi nebbiose, fino ad arrivare al mondo oscuro dei necromanti fatto di cripte e strani animali antropomorfi. Esplorare questo universo fantasy grottesco insieme al protagonista e ai personaggi che, suo malgrado, incontra nel tragitto è una gioia per gli occhi. Deathstalker, infatti, è un compendio ricco e fantasioso di creature magiche: golem di pietra che sparano raggi laser dagli occhi, kaiju, blob a due facce, rane carnivore, vermi ripugnanti, una mummia armata di lama, mostri della palude e, infine, i non morti, temibili guerrieri che hanno perso ogni forma di umanità. Tutti esseri che il protagonista incontrerà lungo la sua strada e che forse vogliono un po’ d’amore o forse, il più delle volte, vogliono solo ucciderlo. Ad impreziosire il film ci sono degli inserti in Dynamotion, animazione di modellini in stop motion che interagiscono con attori in carne ed ossa, come nella scena del combattimento tra scheletri: in questo caso è impossibile non pensare a Gli Argonauti (1963) , in cui viene utilizzata la medesima tecnica dal suo inventore, l’effettista Ray Harryhausen, a sua volta citato da Sam Raimi ne L’armata delle tenebre (1992).
Nonostante questi rimandi, non bisogna pensare che il cinema di Kostanski sia un citazionismo fine a sé stesso:dietro a una trama classica e apparentemente semplice, si trova l’essenza della sua arte, in cui l’uso del trucco prostetico e gli effetti visivi pratici trasportano lo spettatore in un mondo coinvolgente, capace innanzitutto di divertire e intrattenere. La trama, quindi, diventa un canovaccio utile per entrare in un mondo fatto di attenzione ai dettagli e rispetto per il cinema del passato. Gli intenti del regista già esplicitati in Frankie Freako – alcune volte serve solo trovare la creatura giusta per uscire dalla monotonia della vita quotidiana ed imparare a divertirsi – si ritrovano in Deathstalker, un film che riesce a regalare al pubblico in sala momenti di risate e spensieratezza.
Pubblicato il:
Tag:
Consigliati per te
Nonostante tutto, Lizzani riesce ad incastonare nella pellicola una densità di valori che portano nostalgia negli appassionati della cinematografia italiana dell’epoca.
Comprendere il fragile equilibrio tra libertà, regole e umanità è l'esercizio a cui Paolo Virzì sottopone i suoi spettatori attraverso il suo 'Cinque secondi'.
Lo stimato regista iraniano Jafar Panahi torna al cinema con 'Un semplice incidente', una inimitabile tragicommedia dai toni assurdi che è valsa la Palma D'Oro.







