Still Alive di Yasumasa Konno

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Still Alive di Yasumasa Konno

Il Concorso Lungometraggi della dodicesima edizione del Torino Underground Cinefest si è arricchito, nella giornata di venerdì, di un peculiare dramma familiare a tinte surreali: Still Alive (2024) di Yasumasa Konno, giovane regista giapponese formatosi sotto l’ala di Kiyoshi Kurosawa.

Una figlia (Halo Asada), una madre (Megumi Kobashi), un padre (Jun Murakami). Una famiglia che si considera normale e reputata tale anche dall’esterno . La piccola Ami è così legata alla madre Mikako da portarla con sé pure a scuola; l’apparente ordinarietà della situazione si rompe però in classe. Yamada, un compagno della bambina, fa ciò che ci si sarebbe aspettati sin dall’inizio, evidenzia per la prima volta il gigantesco elefante nella stanza: della madre di Ami, seduta in un banco accanto alla figlia, non resta che il volto trasmesso sullo schermo di un televisore.

La sua faccia, immersa in un grigio liminale all’interno di un tubo catodico, è tutto ciò che rimane di lei dopo la sua morte. Almeno questo è ciò che spiega Ami. Ma sarà veramente così? Di lì a poco verrà infatti rivelato che un membro della famiglia è effettivamente trapassato, ma non la madre, bensì la stessa Ami. Quella che stavamo osservando è quindi una simulazione generata da uno strumento che permette Mikako di non abbandonare completamente la figlia.

La circostanza architettata da Konno si inserisce così nel filone di opere che contrappongono al mondo reale uno virtuale, in questo caso caratterizzato da un estremo fotorealismo. Infatti, il Giappone illusorio in cui vive Ami ricorda in tutto e per tutto quello autentico, non costituendosi così come opposto del primo, ma come un doppio che riproduce il grigiore e la freddezza della realtà. Un sogno lucidissimo, che rivela però il disagio immenso di Mikako nella sua incapacità di superare la morte della figlia.

Konno infarcisce questo dramma familiare di vari elementi collaterali, dall’analisi dell’asettica e anaffettiva società giapponese alla riflessione circa la bontà dell’uso pervasivo della tecnologia. A conti fatti Ami non è altro che una raffinatissima IA plasmata attorno ai ricordi della madre – o di chiunque inserisca il suo volto nell’apparecchio, che nella sua doppia anima corporale e tecnologica riporta la mente a Cronenberg e ai suoi strumenti. La Ami che ne deriva non è perciò quella reale, ma neanche una sua copia carbone – bensì una versione idealizzata destinata a discostarsi sempre più dall’originale.

Still Alive si configura quindi come osservazione metodica, lenta ma incisiva, di una serie di fenomeni contemporanei intrecciati tra di loro. Una scrupolosa ispezione che si dilata nella mente dello spettatore ben al di fuori degli stretti confini architettonici (i due claustrofobici appartamenti e la scuola) e di minutaggio (i soli 73 minuti).

Il programma completo del TORINO UNDERGROUND CINEFEST è disponibile qui.

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Pubblicato il:

28 Settembre 2025

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