Una Pallottola Spuntata di Akiva Schaffer

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Una pallottola spuntata di Akiva Schaffer

Una pallottola spuntata (2025) di Akiva Schaffer si misura con una delle sfide più difficili del cinema contemporaneo: rivisitare un classico della risata e, con esso, la sua ingombrante eredità comica. Un’iniziativa ad altissimo rischio, dove la nostalgia agisce in veste di giudice severo, pronta ad amplificare ogni difetto nel confronto con una saga ormai consacrata a cult. L’opera, tuttavia, vince la scommessa, rivelandosi sorprendentemente piacevole e per nulla banale.

Dimostrando la propria consapevolezza del linguaggio umoristico di riferimento, il film evita la trappola del semplice calco dei modelli – il serial televisivo Quelli della pallottola spuntata e la successiva trilogia cinematografica inaugurata da Una pallottola spuntata (1988) – per decodificare e riproporre con intelligenza l’essenza della formula dei suoi creatori, il geniale trio ZAZ (Zucker, Abrahams e Zucker). L’ elaborazione della materia di base si manifesta fin da subito in una importante scelta strutturale: mantenere l’universo poliziesco hard-boiled minato dall’assurdo, ma scartando la via del reboot a favore di quella del sequel. Questa scelta artistica di “continuità slegata” trova la sua espressione più evidente nel casting: affidando il ruolo di Frank Drebin Jr. a Liam Neeson, Schaffer non cerca un sostituto di Leslie Nielsen, ma ne designa il successore.

L’ introduzione del figlio dell’iconico tenente rappresenta un escamotage narrativo dalla duplice funzione: da un lato, ricollegare il film alle sue radici, dall’altro, esplorare nuove espressioni di vis comica. Se l’ilarità di Nielsen, infatti, nasceva dal contrasto tra aspetto rassicurante e goffaggine, quella di Neeson scaturisce da un cortocircuito differente, ma altrettanto efficace: la dissonanza tra la consolidata presenza scenica da eroe d’azione – viso tormentato e carisma da duro – e l’assurdità delle sue azioni. Altrettanto a fuoco è la performance di Pamela Anderson nel ruolo di Beth Davenport. La sua non è una semplice parodia dell’archetipo della femme fatale, ma anche e soprattutto del concetto di “oggetto del desiderio” incarnato dalla Anderson negli anni ‘90: una consapevole e autoironica riappropriazione dell’immagine di un ex-icona di seduzione che gioca con la mitologia pop che l’ha resa celebre.

Il cuore pulsante dell’opera, tuttavia, risiede nella sceneggiatura. Quest’ultima utilizza la parodia del noir e la sua struttura essenziale – la classica plot del poliziotto che sventa una minaccia – come pretesto per orchestrare una sinfonia di gag dagli ottimi tempi comici. L’umorismo verbale, fatto di giochi di parole e fraintendimenti, si fonde con quello visuale, dove lo sfondo anima l’inquadratura con dettagli demenziali e elementi slapstick, in un crescendo che in alcuni casi arriva fino al nonsense puro e surreale. L’innesto di questi elementi assurdi, probabilmente acuiti dalla presenza di Seth Macfarlane (autore de I Griffin) nel ruolo di produttore, è bilanciata dalla presenza di alcuni commenti satirici al mondo contemporaneo: in particolare, appaiono evidenti i riferimenti alla realtà nella caricatura del malvagio di turno (Danny Huston), un magnate dell’hi tech che opera nel settore delle auto elettriche.

A voler trovare un paragone, vivere l’esperienza di Una Pallottola Spuntata di Akiva Schaffer assomiglia a camminare in una stanza buia piena di rastrelli. Dopo il terzo o quarto colpo, l’iniziale ipotesi della casualità lascia sempre più spazio a un sospetto: qualcuno li ha messi lì apposta, con precisione millimetrica. Questo passaggio dal dubbio alla certezza rispecchia la presa di coscienza dello spettatore in sala: la percezione di un singolo evento slegato dal contesto – la risata istintiva – che si trasforma nella scoperta di una costruzione meticolosa – la risata consapevole – di un architetto del caos. E quando alla fine si accendono le luci, la stanza sembra forse un po’ più banale, ma si va via con la strana, appagante sensazione di voler ringraziare per ogni singolo bernoccolo.

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Pubblicato il:

6 Agosto 2025

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