I Fantastici Quattro – Gli Inizi di Matt Shakman

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I Fantastici Quattro – Gli Inizi di Matt Shakman

Il Marvel Cinematic Universe riparte con una nuova energia grazie a I Fantastici Quattro – Gli Inizi (2025), uscito nelle sale italiane il 23 luglio e primo film della tanto attesa “fase sei” rappresentativa di un nuovo ciclo narrativo dell’universo Marvel, essa è una tappa fondamentale della cosiddetta “Saga del Multiverso”, che unisce film e serie TV in un’unica grande narrazione fatta di mondi alternativi, nuovi personaggi e versioni inedite degli eroi già conosciuti. Questo capitolo getta le basi per i prossimi eventi dell’MCU, i quali culmineranno nei prossimi anni con le pellicole Avengers: The Kang Dynasty e Secret Wars.

I Fantastici Quattro – Gli Inizi è quindi molto più di una semplice origin story: è l’ufficiale apertura di una nuova era.

Diretto da Matt Shakman, il film propone una visione al contempo retrò e futuristica degli iconici personaggi, ispirandosi all’estetica anni Sessanta per distaccarsi visivamente dal mondo contemporaneo degli Avengers.

Nel cast troviamo Pedro Pascal nei panni di Reed Richards/Mister Fantastic, Vanessa Kirby come Sue Storm/Donna Invisibile, Joseph Quinn in versione Johnny Storm/Torcia Umana ed Ebon Moss-Bachrach come Ben Grimm/La Cosa. Quattro individui che, dopo un misterioso incidente nello spazio, acquisiscono poteri straordinari.

Nonostante le critiche iniziali al casting, le performance finali si rivelano sorprendentemente coese e convincenti. In particolare, Pascal conquista il pubblico interpretando un Reed vulnerabile ed estremamente riflessivo, mentre Kirby dà vita ad una Sue Storm finalmente tridimensionale e centrale nella narrazione. Una scelta importante, considerando che nelle precedenti versioni cinematografiche il personaggio era spesso relegato ad un ruolo marginale (e persino nei primi fumetti aveva una presenza meno incisiva rispetto agli altri membri del team). Qui, invece, Sue diventa il vero cuore emotivo del gruppo: una leader empatica e determinata, capace di guidare e proteggere, senza rinunciare alla sua umanità. Questo nuovo approccio risponde all’intento della Marvel di valorizzare finalmente le figure femminili con la stessa complessità e profondità riservata ai personaggi maschili. In ogni caso, il film non comprende un arco narrativo con le origini dei personaggi, concentrandosi invece su come gli eroi imparino a lavorare insieme e a crescere come famiglia, mentre affrontano la minaccia cosmica dell’antagonista Galactus, intenzionato a distruggere la Terra.

Con I Fantastici Quattro – Gli Inizi Shakman rende omaggio al creatore del team di eroi, Jack Kirby, offrendo una pellicola che unisce lo spettacolo supereroistico ad un’anima umana. Dai colori sgargianti ai momenti di condivisione tra i protagonisti, ogni dettaglio riflette la volontà di dare dignità ad una squadra spesso trascurata nelle precedenti trasposizioni cinematografiche dell’universo Marvel. Scelte come la sequenza della fuga spaziale da Silver Surfer o la rappresentazione di un lato più fragile e umano del personaggio di Johnny Storm aggiungono sfumature emotive non tanto tipiche del genere. Tuttavia, è soprattutto il personaggio di Sue Storm a brillare di una luce nuova: la versione interpretata da Vanessa Kirby abbandona lo stereotipo della “ragazza intelligente del gruppo” e assume un vero ruolo da protagonista, con emozioni, conflitti e leadership. Lontana dall’immagine iper-sessualizzata della Sue resa famosa da Jessica Alba nel 2005, qui è scritta con uno sguardo molto più empatico e attento, restituendole tutta la complessità e l’autorevolezza che merita.

Il confronto con Wanda Maximoff – conosciuta anche come Scarlet Witch, storico personaggio della Marvel – è quasi d’obbligo: proprio come nella serie WandaVision, anche qui vediamo una madre pronta a tutto pur di proteggere il proprio bambino, diventando l’àncora morale ed emotiva del film. Inoltre, l’impronta estetica di WandaVision – chiaramente d’ispirazione per il film – si fa sentire fortemente: l’immaginario retrò-futuristico degli anni Sessanta qui esplode in un mondo vivido, dando un’identità visiva distinguibile nel catalogo dell’MCU.

Bisogna specificare che il film non è privo di difetti. Il ritmo accelera drasticamente nella seconda metà, sacrificando lo sviluppo di alcuni personaggi e delle rispettive sottotrame. Il minutaggio relativamente contenuto lascia poco spazio alla costruzione emotiva di figure chiave come Ben Grimm, la cui personalità rimane abbozzata rispetto agli altri membri del team. La sua storyline secondaria, appena accennata, appare incompleta e quasi trascurata.

Anche il montaggio contribuisce a creare una sensazione di crescente rapidità nel ritmo – soprattutto verso la fine – dove gli eventi cruciali si susseguono troppo in fretta per poter essere metabolizzati dal pubblico. Tuttavia, la chimica tra i protagonisti e la volontà del film di concentrarsi sull’elemento “famiglia” funzionano. La relazione tra Reed e Sue, ad esempio, si trasforma in una metafora toccante della genitorialità e della responsabilità. Gli attori sono autentici e coinvolgenti, portando sullo schermo una coppia credibile e toccante. Joseph Quinn, pur non superando l’iconica Torcia Umana interpretata da Chris Evans, offre una versione più sfaccettata del personaggio. Julia Garner brilla come Silver Surfer, anche se il ruolo avrebbe meritato più spazio e approfondimento. Galactus, interpretato da Ralph Ineson, è finalmente l’antagonista minaccioso e intimidatorio che i fan attendevano da anni. Oscuro e dalle dimensioni mastodontiche, segna un salto di qualità rispetto alla deludente “nuvola spaziale” del passato comparsa ne I Fantastici 4 e Silver Surfer (2007). La sua presenza sullo schermo trasmette un senso di apocalisse imminente, trasformando il terzo atto in un’esperienza visiva potente e cosmica.

Il merito più grande del film sta nella sua capacità di riaccendere la speranza nel futuro del Marvel Cinematic Universe. La colonna sonora di Michael Giacchino accompagna magistralmente ogni sequenza, elevando l’intera esperienza e confermandosi come uno degli elementi più riusciti. Alcuni momenti sembrano un’opera d’arte, soprattutto nelle scene finali ambientate nella New York della Terra 828 – un dettaglio non casuale che rende omaggio alla data di nascita di Jack Kirby. L’opera riesce quindi a trovare un equilibrio tra omaggio e innovazione, spettacolo e intimità: non rivoluziona il genere, ma lo celebra con stile, aprendo la strada ad un rilancio apprezzabile dei Fantastici Quattro. Se questa è la direzione che la Marvel intende seguire, possiamo guardare con curiosità e ottimismo al futuro. I Fantastici Quattro, questa volta, sono tornati sul serio – e hanno finalmente un film degno del loro nome.

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Pubblicato il:

1 Agosto 2025

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