Lilo & Stitch di Dean Fleischer Camp

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Dopo il film Biancaneve (2025), la Disney regala agli spettatori un nuovo live action di un altro grande classico, ossia Lilo & Stitch (2025) per la regia di Dean Fleischer Camp.
Un brivido di paura attraversa la schiena di chi il film originale l’ha amato e di chi, magari, ha il tatuaggio “Ohana” da qualche parte sul corpo.
Perché, è inutile girarci intorno, la Disney non è più quella dei grandi classici, come Pinocchio (1940), Cenerentola (1950), Mulan (1998). Quei film che riuscivano a estrapolare i valori significativi dalle storie da cui prendevano le mosse e li mettevano in scena in un modo fruibile da bambini e famiglie. Ormai, la casa produttrice ha squarciato il velo di Maya che copriva gli occhi di chi ha sempre amato i suoi film per mostrare la sua essenza di industria il cui chiaro intento principale è fare grossi profitti, cavalcando l’onda del politicamente corretto. E l’operazione live action è il più fulgido esempio di questo fenomeno.
Eppure, stavolta, qualcosa è andato insospettabilmente meglio. Sarà perché la pellicola di partenza offriva già la soluzione a molti problemi, tra cui quello della rappresentazione delle varie etnie e della costruzione di personaggi femminili che incarnano i valori della forza d’animo e dell’indipendenza.
Dal punto di vista della trama, i film sono identici. Infatti, Stitch, il terribile esperimento 626 creato dallo scienziato Jumba Jookiba, viene condannato per la sua pericolosità. La Presidentessa del Consiglio, doppiata in lingua originale da Hannah Waddingham, però, pone una condizione affinché lui possa sfuggire alla condanna: dimostrare che c’è qualcosa di buono in lui.
C’è qualche variazione nella rappresentazione dei personaggi (per esempio manca il capitano Gantu, ma, in compenso, sono stati aggiunti due personaggi, ossia l’assistente sociale e la vicina di casa) e qualche dettaglio che aiuta la ricontestualizzazione ai giorni nostri. Inoltre, un comparto tecnico curato e con degli ottimi risultati visivi conferiscono agli alieni in generale – ma soprattutto a Stitch – un aspetto coccoloso e cartoonesco il giusto per poter essere apprezzato da un pubblico di più piccoli. E, soprattutto, una regia pulita con un montaggio classico e funzionale alla vicenda garantiscono al film una certa digeribilità per il grande pubblico.
Tuttavia, se si è abbastanza grandi da ricordare l’originale, la pellicola del 2025 risulta deludente.
Difatti, quello che dovrebbe essere il rapporto più indagato, proprio perché dà il titolo al film, si risolve in una sequela di scene utili per far divertire i bambini, ma che non costituiscono i presupposti di una relazione amicale. Invece, nel film d’animazione, l’amicizia tra i due viene stressata maggiormente proprio perché Stitch ha un’evoluzione e uno spessore psicologico molto più rilevante. Sono molte di più le scene che vedono protagonista la coppia, come quelle della graduale trasformazione di Stitch in Elvis Presley; oppure quella in cui l’alieno costruisce il modellino di San Francisco per poi distruggerlo; o ancora quando la bambina gli legge la storia de “Il brutto anatroccolo” e lui, quando decide di andarsene, la porta con sé. Tutte sequenze fondamentali che nel live action sono state tagliate perché loro sarebbero diventati amici comunque. In fondo, “doveva annà così”.
Il vero problema di questa pellicola è che i veri protagonisti sono gli esseri umani. Gli alieni sono degli ottimi esercizi di stile dal punto di vista tecnico e una grande sfida per gli attori, ma hanno una caratterizzazione psicologica inesistente. Sono prigionieri della loro natura artificiosa e non riescono ad appropriarsi di una vera essenza, poiché sono ospiti della Terra e non ne diventeranno mai veramente inquilini.
Infatti, il focus del film si sposta sul rapporto tra Lilo e Nani che occupa gran parte del minutaggio e ha uno sviluppo più intricato e denso.
Questo è il più grande problema dei live action: essendo schiavi delle regole del mondo reale, non riescono a regalare la stessa emotività del mondo parallelo che, invece, l’animazione ha il potere di creare.
Per questo, Lilo & Stitch è un buon film in sé, è in grado di intrattenere e di far emozionare i più piccoli. Eppure, è una pellicola che vive giusto il tempo della proiezione, perché non ha nulla di memorabile, sia nell’accezione positiva che in quella negativa del termine.
Insomma, sicuramente un guadagno assicurato e anche meritato per alcuni aspetti. Ma la domanda sorge spontanea: ne avevamo davvero bisogno?
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